Malafemmena
bella femmena, te voglio
bene e t'odio, nun te pozz scurdà..."
L'ultimo verso della canzone più famosa di Antonio
De Curtis racchiude l'essenza di una straordinaria storia d'amore
per la moglie Diana, la legittima "Malafemmena".
Il "titolo" attribuito erroneamente a Silvana Pampanini, che aveva
recitato con lui nel film '47 morto che parla', era stato in realtà il
sigillo del legame forte e indelebile che unì il Principe De Curtis
alla sua consorte Diana Lucchesini Rogliani De Curtis.
Quando si conobbero a Firenze, durante uno spettacolo, lui aveva
più di trenta anni ed era già un attore abbastanza noto, mentre
Diana, appena quindicenne, viveva in un collegio di suore; scappò
per amor suo e lo raggiunse a Roma.
Da quel giorno i due vissero un amore struggente, fatto di
complicità e tenerezza ma anche di velenosa gelosia che portò De
Curtis a chiedere il divorzio in Bulgaria, pur continuando a vivere
con la moglie: il suo modo surreale per esorcizzare l'incubo del
tradimento.
Dopo aver subito la consolidata infedeltà del marito, Diana scelse
di sposare l'avvocato Michele Tufaroli. E fu infelice per il resto
della sua vita.
Nello sconforto più assoluto, il Principe le dedicò "Malafemmena",
la canzone - poesia emblema dell'amore contrastato.
"Baciami rapito dal profumo del tuo amore,
voglio morire con le tue carezze,
fammi sentire i palpiti del cuore".
Un profumo di contrasti e di passione, quello dedicato a Diana.
"Malafemmena" è forza trasgressiva di un sentimento travolgente,
è aroma di donna affascinante, insensibile, dal carattere
predominante che ammalia e rapisce il cuore del suo amante.
Mansfield ha così riassunto tanta energia caratteriale in un'essenza:
Malafemmena.
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